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La Settimana Santa in Capitanata

La Settimana Santa in Capitanata

I riti più suggestivi sono a San Marco in Lamis,
Troia, Vico del Gargano e Monte Sant'Angelo

 

La Pasqua è alle porte e nella settimana che la precede la Puglia si riempie di riti e processioni che preludono alla resurrezione di Cristo. Non fa eccezione la terra di Capitanata, che durante la Settimana Santa propone manifestazioni di alto interesse religioso ed etno-antropologico in diversi centri cittadini.

SAN MARCO IN LAMIS - Su tutte spicca San Marco in Lamis, con la processione della Madonna addolorata e del Cristo morto accompagnata dalle «fracchie», enormi roghi montati su due ruote, alti fino a sei metri, con un peso intorno ai cento quintali, che, secondo la credenza, servono ad illuminare la Vergine Maria nella ricerca del figlio. La liturgia, organizzata dai confratelli dei Sette Dolori, vestiti a lutto per l’occasione, va in scena nel tardo pomeriggio del Venerdì Santo e quest’anno è stata inserita tra le 10 candidature italiane presentate alla commissione Unesco di Parigi. Nata agli inizi del diciannovesimo secolo, nella seconda metà del novecento la processione delle fracchie divenne sempre più, per i suoi attori, una gara di abilità e coraggio consistente nella costruzione della fracchia più grande e più bella. La sfilata religiosa convoglia a sé, ogni anno, decine di migliaia di persone. Sempre a San Marco in Lamis, il Sabato Santo viene allestita per le vie cittadine la Sacra Rappresentazione del calvario di Cristo con la partecipazione degli abitanti del paese in veste di attori e figuranti. Mentre la Pasqua san marchese prevede la processione della Madonna con l’abito della festa, riccamente ricamato, e la corona in testa.

 

 

 

 

 

VICO DEL GARGANO - Interessante e altrettanto suggestiva la Settimana Santa di Vico del Gargano, che apre le funzioni religiose con il «pianto della Madonna», un coro di voci femminili che accompagnano la messa serale, e l’«uffizio delle tenebre», scandito dai canti tradizionali della tradizione vichese. Nel centro garganico, altra caratteristica della ritualità pasquale è la sfilata mattutina del venerdì santo, con il passaggio delle «Madonne», così vengono chiamate le 5 processioni dei «Sepolcri» organizzate dalle confraternite, e gli abitanti del paese, che visitano le 12 chiese cittadine prima di raggiungere il Convento dei frati Cappuccini. Ogni «Madonna», intonando inni liturgici, è preceduta da tre bimbi, di cui quello al centro porta la croce con i simboli della Passione (flagelli, martello, corona di spine, tenaglia, spugna, lancia e lenzuolo). Suggestivi i canti della triplice liturgia dell’«Adorazione della Croce», della «Messa pazza» e delle «Tre ore di agonia» che si tengono alle 15 della stessa giornata nella chiesa del Purgatorio. Alla periferia del Carmine, poi, il quartiere del paese dove vengono innalzate 5 croci a simboleggiare le piaghe di Gesù, si può udire una litanìa levarsi dal buio, «Io ti adoro Santa Croce, duro legno del mio Signore, io ti adoro con la voce, io ti adoro Santa Croce», che il prete intona alla fine del corteo religioso serale del venerdì santo.

 

 

 

 

 

 

MONTE SANT’ANGELO - A pochi chilometri da Vico, a Monte Sant’Angelo, la passione di Cristo e la sua resurrezione sono ricorrenze molto sentite e opportunamente celebrate. La sera del Giovedì Santo il popolo montanaro si snoda nelle stradine del centro storico per visitare le chiese del «Sepolcro». Per l’occasione chi abita in quelle zone fa bella mostra di sè ripulendo di calce le facciate e lasciando, attraverso le vetrate d’ingresso e le luci accese, ben visibile la casa con la «coperta ricca» sul letto matrimoniale. Nella chiesa di San Benedetto, per ricordare il «profumo dell’Eucaristia», l’antichissima tradizione ispirata all’imbalsamazione del corpo di Cristo, si preparano ancora gli «odori» con l’ebollizione della frutta nel vino bianco. L’indomani, di buon mattino, sempre nella chiesa di San Benedetto, si canta il «Mattutino delle Tenebre», una secolare funzione pre-conciliare in Latino che affonda le sue radici nelle tradizioni monastiche benedettine, accompagnata da salmi melodici tradizionali locali. Allo spegnersi di una candela, che chiude la funzione, tutti producono un rumore sordo percuotendo i banchi della chiesa, aiutati dal suono gracchiante delle «bàttole» (in dialetto locale, le «tròzzele»), per riprodurre lo sconvolgimento della terra alla morte del Redentore. All’imbrunire, dalla chiesa di S. Francesco d’Assisi, esce la statua del Cristo Morto seguita da un’imponente folla. Il percorso processionale scandagliato da suggestivi altarini, simbolo delle stazioni della via Crucis, viene rischiarato con lumini rossi posti sui balconi e sulle soglie delle abitazioni.

 

 

 

 

 

TROIA – Anche il «granaio» a pochi chilometri da Foggia ha i suoi caratteristici riti pasquali. Si parte il Venerdì Santo con una doppia processione, mattutina e serale. La prima, risalente agli inizi del ‘700, è detta «processione delle catene» e si compie attraverso la visita sepolcrale delle chiese cittadine. Cinque penitenti, vestiti e incappucciati con saio bianco, portano una pesante croce sulle spalle, annunciando il loro arrivo col sinistro rumore delle catene legate ai piedi nudi, e rompendo, col battito ritmato della trocchiola, il silenzio e la mestizia del percorso penitenziale. Col calar del buio, prende il via, dalla Cattedrale, l’altra processione, nella quale, attraverso 5 gruppi statuari di moderna fattura, si rappresentano le tappe della morte e della resurrezione del Messia. Nel corteo spicca, portata in spalla dalle congreghe religiose, la raffinata statua in cartapesta di scuola napoletana del Cristo Deposto, preceduta dalla settecentesca statua della Madonna Addolorata. Il Sabato Santo, in sessione pomeridiana, ha luogo la sacra rappresentazione teatrale della passione e morte di Gesù Cristo inscenata dagli abitanti del paese con i costumi d’epoca. Mentre caratteristico della domenica di Pasqua è il rito del «Bacio». Da due cortei opposti le statue della Madonna e di Gesù giungono nel piazzale antistante la Cattedrale, dove, in un intenso scrosciare di battimani, i simulacri vengono avvicinati e allontanati tre volte, a testimoniare il bacio riunificatore di madre e figlio.

Fonte: Gazzetta del Mezzgiorno del 20/4/2011

 

 

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