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Settembre in Puglia: spiagge libere e trionfo di sapori

Fichi, uva, funghi. Acqua calda, lidi deserti. Ma anche il barocco, i borghi bianchi, i parchi protetti, i musei. Ecco un itinerario tra campagna e mare, con le nuove masserie e le tavole da non perdere.

Anche a settembre la Puglia è “accattivante”, come l’ha definita di recente un articolo dell’Huffington Post, “per il paesaggio e le spiagge sorprendenti; per la convergenza di cultura e cucina contadina”. "Passata la siccità estiva,  si ritrovano le erbe (la ruchetta a fiori gialli selvatica, le cicorielle, le prime rape), l’uva che accompagna il purè di fave, i fichi essiccati e riempiti di mandorle, limone e semi di finocchio; e i crostacei, con l’acqua che comincia gradatamente a raffreddarsi, tornano a essere di grande qualità". Ma anche il mare ancora tiepido, il minore affollamento delle spiagge, la possibilità di fare visite e passeggiate al riparo dai 40 gradi, fanno sì che settembre sia il periodo ideale. Il mese in cui sono ancora aperte le porte di chiese e musei, cantine, parchi e riserve naturali che aderiscono con visite guidate e gratuite agli Open Days regionali.
A settembre, poi, si raccoglie. L’unica vendemmia notturna a cui si possa assistere è quella dell’Amastuola, tra Massafra e Crispiano, lo straordinario vigneto biologico a onde progettato da Fernando Caruncho per Peppino Montanaro .
Nei dintorni si passeggia volentieri tra i sentieri del Bosco delle Pianelle, preziosa zona boschiva di fragno, carpino nero e roverella, abitata dalla rara peonia. E si fanno due passi a Martina Franca. Nobile e barocca, con un decoro che non mozza il fiato come a Lecce, ma che si annuncia morbido e sensuale, diffondendosi come barocchetto di campagna anche nelle vicine contrade. Il segreto poco noto del centro storico di Martina è lo slargo La Lama, con le case a corte del Settecento, i fabbricati dotati di scale e ballatoi, gli androni, comignoli, cornicioni, come quello al 67 di via Alfieri.
Con Ostuni, Ceglie Messapica, Noci e Alberobello, Martina delimita la conca carsica della Valle d’Itria. Un paesaggio arcaico segnato dai pinnacoli di calce e dai coni di chianchette dei trulli. L’eccezionale ritrovamento nella Grotta di Agnano, fuori Ostuni, di Delia, lo scheletro di una madre mediterranea con il suo feto, unico esempio al mondo di consanguinei di età paleolitica, dice che la valle era abitata fin dall’antichità. Il Parco di Agnano è ora aperto alla visita (su prenotazione). Il calco di Delia e la sua cuffia di conchiglie mescolate a terra sono invece conservati nel Museo delle Civiltà Preclassiche di via Cattedrale a Ostuni.

Fonte: viagi.corriere.it del 19/9/2012






 

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